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Da Notiziario NIP - News ITALIA PRESS agenzia stampa
N° 244 - Anno XI, 14 dicembre 2004

"Infoibati". Penna di Guido Rumici

Un libro racconta le vicende del confine orientale italiano nel periodo della Seconda Guerra Mondiale e dell'immediato dopoguerra

Firenze - Sarà presentato il prossimo 10 febbraio a Firenze, nell'ambito della Giornata del Ricordo, il libro "Infoibati" di Guido Rumici, docente di Economia Aziendale e cultore di Diritto dell'Unione Europea e di Organizzazione Internazionale presso l'Università degli Studi di Genova.

Il volume, uscito nel 2002 per le edizioni Mursia, racconta e descrive le vicende del confine orientale d'Italia nel corso della Seconda Guerra Mondiale e negli anni successivi, fino al 1956, quando migliaia di persone vennero deportate dai partigiani del Maresciallo Tito e scomparvero nelle foibe , le cavità naturali che si aprono nel Carso, senza più lasciare traccia di sé.

Con documenti di fonte jugoslava, inglese e italiana, fotografie e testimonianze dirette di parenti e sopravvissuti, vengono ricomposti i tasselli di una tragedia ancora viva nella memoria. Tema centrale dell'opera sono le violenze avvenute in quel contesto. "Tra le tante pagine dolorose della storia d'Italia - spiega l'autore - questo è un aspetto del quale, in passato, l'opinione pubblica nazionale si era parzialmente dimenticata ".

In quella fase storica, la Jugoslavia di Tito aveva mire espansionistiche sulla Venezia Giulia, regione al confine orientale d'Italia. "Nell'immediato dopoguerra, furono migliaia i cittadini italiani deportati; goriziani, triestini ma anche istriani, fiumani e dalmati che potevano rappresentare un ostacolo alle mire annessionistiche iugoslave". Una parte dei deportati, dopo un periodo più o meno lungo di prigionia, venne liberata. "Di almeno 5000 persone non si seppe più nulla . Questo mistero rimase per moltissimi anni come un macigno tra le relazioni diplomatiche tra Italia e Jugoslavia".

"Quello che volevo mettere in risalto - continua Rumici - non è tanto l'aspetto politico della situazione, ma quello umano: raccontare storie e ricordare coloro che non ci sono più e la cui memoria è stata parzialmente dimenticata in questi cinquant'anni . Ad esempio, l'episodio di una studentessa istriana di ventitre anni, gettata viva e nuda in una foiba, insieme ad altri sventurati, il cui corpo venne riesumato due mesi dopo. Oppure la vicenda di un sacerdote che nel 1946 venne parimenti prelevato, deportato e ucciso in una situazione mai ben chiarita".

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